La principale differenza tra questi due oli è la loro composizione chimica. L'olio di CBD è una fonte di cannabinoidi e terpeni mentre l'olio di canapa è privo di cannabinoidi. Più precisamente l'olio di canapa (prodotto dalla spremitura dei semi) è un'ottima fonte di nutrienti, può integrare una dieta equilibrata e generare benessere cutaneo in quanto ricca di acidi grassi omega 3, 6 e 9 e di acido linoleico, che ha una funzione antiossidante e antinfiammatoria.
L'olio di CBD, invece, è ricavato dai fiori e dalle foglie di cannabis, ed ha potenti azioni sebo regolatrici, anti-infiammatorie e lenitive, motivo per cui viene usato nelle formule di cosmetici adatti al trattamento di pelli secche, irritate e problematiche.
Idratante, antiossidante, lenitiva:
sono solo alcune delle proprietà della canapa che si distinguono in campo cosmetico. In particolare le sue caratteristiche rigeneranti e nutrienti la rendono un ingrediente super prezioso.
I semi di canapa hanno importanti proprietà nutrizionali. Innanzitutto contengono grandi quantità di proteine vegetali e di aminoacidi essenziali ad elevato valore biologico; sono una naturale fonte di fibre alimentari; contengono importanti vitamine del gruppo B: B1, B2, B6, vitamina D e vitamina E. Infine sono fonte di potassio e fosforo. I grassi contenuti nei semi, dai quali si estrae anche l'olio di canapa, sono grassi costituiti da Omega 3, Omega 6 e Omega 9. Tutti questi nutrienti essenziali donano ai semi di canapa proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. L'utilizzo dei semi di canapa nella dieta rinforza il sistema nervoso e aiuta a combattere diverse malattie (asma, acne, colesterolo, ecc).
La legge 242 del 2016, entrata in vigore nel 2018, ha legalizzato la coltivazione di cannabis sativa priva di THC per usi industriali, in particolare nel settore alimentare.
Tra i cereali ancora c'è poca conoscenza riguardo l'utilizzo della canapa industriale come alimento dalle straordinarie proprietà. La coltivazione della Canapa sativa e la sua trasformazione, con i suoi utilizzi in campo agroalimentare, oltre che commerciale e ambientale, è intesa al recupero di una tradizione italiana secolare, ormai quasi scomparsa. Nel nuovo interesse mostrato per le piante da fibra, e per la canapa in particolare, spesso si crea equivoco nel distinguere due specie differenti quali Cannabis Indica utilizzata per la produzione di sostanze psicotrope e Cannabis Sativa da fibra. L’apertura alla coltivazione, con la Circolare del MIPAAF del 02/12/1997, fissa le modalità da seguire da parte degli agricoltori interessati, così da evitare confusione con le coltivazioni destinate alla produzione di sostanze stupefacenti.
Le varietà di Cannabis Sativa, ammesse alla coltivazione nell’ambito dell’Unione Europea, elencate nell’allegato XII del Reg. CE 1251/1991, devono contenere un tenore di THC (tetraidrocannabinolo), il principio psicoattivo della cannabis Indica presente nelle infiorescenze, inferiore allo 0.2%. Il cannabidiolo (CBD), non ha alcun effetto psicotropo ed i semi non contengono mai THC.